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Il giorno 5 doveva essere il più duro per il fisico, è stato il più duro per la testa. Non importa quanto uno possa essere allenato e in forma, ci sono cose che succedono nella vita che non dipendono da nessuno e per le quali non ci si può preparare. Questa sarà la piccola lezione di oggi per Alice. L'imprevisto a volte capita anche se si è calcolato tutto nei minimi dettagli, ed è estremamente frustrante, ma non bisogna mollare mai! I muscoli erano pronti ad affrontare i 34km. Non mi hanno mai fatto male un secondo in questa avventura. Il fiato è abbondante anche in cima alle scalate più ripide, ma ieri mattina il mio tendine d'achille non ne voleva sapere di collaborare. Lo scarponcino non entrava se non con estremo dolore. La scarpa da ginnastica sembra andare un pochino meglio ma provocava lo stesso fitte lancinanti ad oggi passo. Seduta sul mio letto ho realizzato che non avrei potuto camminare e sulle guancie sono scese lacrime di frustrazione. Alla partenza il medico del gruppo mi ha visitato e confermato che un paio di ore di riposo erano necessarie per non dover saltare anche le ultime tappe. Mi ha consigliato d'inserire un piccolo rialzo sotto il tallone nella suola interna. Ho passato la mattina con David il nostro tour manager e assaporato i paesaggi dalla strada. Lui ha creduto in me più di quanto non lo facessi io al momento. Mi ha portato vicino al punto di pausa pranzo del gruppo. Abbiamo cercato una soluzione per alzare il tallone nelle mie snickers, e mi ha fatto compagnia mentre provavo sui sentiri e sulle colline fino a quando non ho trovato la soluzione ideale. Appena ho sentito che il dolore era tollerabile ho annunciato la mia volontà di continuare e camminato a suo fianco per un paio di chilometri al luogo d'incontro. Al vedere i visi ormai familiari e solari scendere dal sentiero il cuore mi si è riempito di gioia. Avevo saltato i primi 10 km ma avrei camminato comunque i restanti 24! Dopo una ripida e lunga salita per raggiungere la cima della collina, abbiamo imboccato una bellissima strada con pendenze che assomigliano ai tratti ondulati degli ottovolanti per bambini. La vista alla nostra destra si perdeva per chilometri e chilometri e l'unico limite era l'occhio umano. Il vento teneva lontano i fastidiosi Midges (che sembrano fortunatamente non provare assolutamente simpatia per me, e non mi mordono) e il Munros alla sinistra svettano alti e maestosi. Il gruppo di testa mi ha distanziato subito e ho camminato al centro della carovana con le mie due nuove amiche con le quali sto condividendo il passo, e mille racconti, distanziando il gruppo di coda di una ventina di minuti senza incrociare snima viva lungo tutto il sentiiero, se non una coppia infrattata nell'unico punto possibile per fare pipì senza mostrare le chiappe a tutti gli eventuali passanti, alla quale ho augurato un bel attacco di cagotto mentre come alternativa svuotavo la vescica in bilico nel pantano attaccata ad una betulla per non cadere nel fiume! Il cielo coperto manteneva la temperatura fresca, e ad un certo punto le nuvole sembravano un soffice soffitto che avrei potuto toccare allungando il braccio. La tappa si è conclusa senza intoppi e nel paese di arrivo ho trovato un negozio che vendeva scarpe basse da trekking per affrontare oggi la famosa e temuta "devil's staircase".
Whisky della sera Bowmore, consigliato dal mio comoagno di viaggio scozzese John... che all'etá di quasi 70 anni ha scalato tutii i 230 e qualcosa Munros della Scozia!!!!
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