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Di per sé il passaggio del confine tra Bolivia e Argentina non è stato niente di azzardato e la scocciatura è sempre quella di rispondere alle stesse identiche domande:"Da dove vieni, dove vai, che lavoro, trasporti droga?"..
Riprendo il mio viaggio in Argentina dalla provincia di Salta terra di frontiera ricca di storia e di cultura!
Humauaca è un paesino che conta 20.000 persone circa e incarna lo spirito della quebrada (la valle naturale nella quale scorre un fiume) che la racchiude.
El cerro dei 14 colori è il punto di maggior attrattiva; alcune guide arrivano a descriverla come la montagna dei 18 o 24 colori e smbra una gara a chi ne inventa di più tra un giallo scuro o un arancione pallido..
Mi ricordo Bacalar in Messico dove nella laguna dei 7 colori io ne avevo individuati forse due.. :-)
A dir la sincerità però una volta arrivati (non senza problemi meccanici alla Fiat del nostro autista "inventato") lo spettacolo ha meritato tutti gli imprevisti incontrati lungo la strada e cosa ben più importante, confermo che questo cerro ha una tavolozza di colori stupenda e sicuramente superiore ai 14 colori datogli probabilmente da qualche geologo cileno invidioso... ;-)
Spero solo che le foto possano rendere bene l'idea!
Visitato il piccolo, ma veramente piccolo, paesino ci si organizza per l'indomani accompagnati da due ragazzi argentini conosciuti uno in ostello e l'altro nell'avventura del pomeriggio.
La prossima tappa è Iruya: ho visto una foto durante un giro per il mercato di San Telmo con la mia amica Petra ed è scattato l'amore.
Dai 2900 metri di Humauaca bisogna arrivare fino ai 4000 per poi riscendere ancora a quota 2800. Non è semplice ma d'altronde ciò che ci aspetta non ha bisogno di commenti, si presenta da solo.
Iruya, la cui popolazione arriva forse a 1000 persone, è stata concepita probabilmente da popolazioni di origini Inca..
Ora io capisco che la posizione è assolutamente panoramica a 360º però ci deve essere un limite anche alla voglia di solitudine di una popolazione..
Se non fosse per un bus scolastico, che sembra non notare la stanchezza degli anni e delle salite, non sarebbe così semplice raggiungerla..
Percorriamo per 3 ore questa strada in sterrato e ogni tanto qualcuno scende ma di abitazioni nei paraggi non se ne vedono nemmeno una..
Una volta raggiunto il villaggio (chiamiamolo così meglio) ci si rende conto che oltre ad una decina di terrazze coltivabili non c'è granché.. La gente vive vendendo oggetti di artigianato e mercanteggiando con le popolazioni "vicine" continuando così la tradizione degli avi che decisero di insediarsi in questa valle per far riposare all'ombra gli animali che utilizzavano per il trasporto lungo la valle.
Iruya ha avuto anche un'importanza strategica ed è stata per molti anni sotto il dominio boliviano prima della definitiva liberazione ad opera di Belgrano nel XIX secolo.
A questo punto una volta visitata la città ci dirigiamo verso Salta, la capitale della regione.
Delle 6 ore di viaggio pianificate si arriva a 9 calcolando i ritardi ma soprattutto i blocchi stradali della gendarmeria che sono continui e approfonditi alla ricerca di clandestini e/o droga..
Stanchi e stremati dal viaggio ci rilassiamo in ostello sulle note di "mis manos entre tus dedos" di Grignani cantata da un ragazzo ecaduoriano.. ci si prepara quindi per la cena stile arabo per festeggiare un pò con Satomi!
Il giorno successivo sbrigata la pratica derby della Mole e biglietti/tour vari iniziamo a visitare la città e tutto quello che ha in serbo per noi..
Lo stile della città non è sorprendente perché è sempre una città a scacchiera con più chiese che bagni pubblici per intenderci..
Quello che mi ha però colpito è la presenza di questo parco cittadino enorme, mercatini di artigianato, gente che ti vende prodotti fatti in casa e addirittura una sfilata canina (si proprio sfilata con cani vestiti..)!
Chiediamo qualche informazione e ci viene consigliato di visitare il Mamm: Museo di Alta Montagna.
Bhè se mai doveste passare per queste parti allora dovete assolutamente visitare questo pezzo di storia della cultura inca che è stato riportato alla luce in tempi recenti ed è a oggi il sito archeologico più alto al mondo.
Tutto il sito archeologico (non ancora patrimonio UNESCO, possibile?) si trova nella vetta del vulcano Llullaillaco che è il 3º vulcano più alto al mondo (6780 m.s.m.) e proprio ad un'altura di 6700 metri è stato scoperto questo sito archeologico inca nel 1952.
Grazie a dei fondi statunitensi e della National Geographic venne organizzata una spedizione nel 1999 per localizzare la zona funeraria e riportare alla luce eventuali resti.
Non so se gli archeologi presenti si aspettassero però di riportare alla luce le mummie di 3 bambini che furono sacrificati per la Pacha Mama: i Niños de Llullaillaco.
L'età di questi bambini era di 6, 6 anni e mezzo e 15 circa e furono ritrovati in condizioni perfette tanto che antropologi di tutto il mondo convennero nell'affermare che sembrassero addormentati.
In effetti, come spiega il video dentro il museo, vennero sacrificati ma senza nessun violazione: vennero fatti ubriacare con la chicha (distillato del mais) e lasciati addormentati in questa zona funeraria destinati a morire di freddo in uno dei rituali più famosi della cultura Inca: la Capacocha durante il quale venivano donati alla Pachamama le cose più care che una popolazione aveva credendo di essere poi ricambiati in egual misura.
La pressione atmosferica, la scarsità di ossigeno, le temperature molto basse, la mancanza di luce e l'essere ricoperti da ceneri vulcaniche capaci di rendere l'ambiente asettico hanno permesso una conversazione perfetta di questi 3 bimbi: el niño, la doncella e la niña del rayo (chiamata così perché il suo corpo presenta bruciature dovute magari a un lampo successivo alla sepoltura).
Tutti e 3 i bimbi presentano deformazioni craniche che, come vi avevo già accennato precedentemente, indicano che fossero di origine nobile.
Oggigiorno per esporre, a turno, uno dei 3 bambini sono state predisposte delle celle frigorifere di altissima tecnologia che permettono una conversazione perfetta.
Nello stesso museo è presente un'altra mummia che però è stata venduta sul mercato nero dopo la sua scoperta ed è passata di mano in mano senza nessun tipo di conservazione.
Questo fa ben capire quanto l'uomo attua un ruolo principale nella capacità di riportare alla storia reperti di un'epoca tanto importante ma anche la capacità di maneggiare e rovinare questi reperti in caso di mancanza di studi e nozioni.
Voto 10+ a questo museo..
La sera cenetta di compleanno a suon di empanadas e coca cola (mio dio si invecchia..) e poi a riposare nonostante l'ecuadoriano e i suoi amici si stessero esercitando con bonghi, chitarre e altri strumenti vari fino alle 2 della mattina!
Il tour per Cafayate del giorno successivo è stato molto interessante e ci ha permesso di vedere tutta la quebrada che per certi versi poteva essere simile al Gran Canyon..
A Cafayate ci siamo concessi un bel tour in un'azienda vinicola con degustazione finale dei vini e formaggi caprini locali: degno di essere menzionato ma i vini di Mendoza stanno uno scalino più sopra..
È stato un peccato non aver potuto visitare nessuna peña locale (da quello che mi pare di aver capito sono come le nostre balere con musica e balli folklorici) ma purtroppo il tempo è stato ristretto e dopo una visita alle colline e alla quebrada di San Lorenzo ci ritroviamo per l'ennesima volta in bus verso una bellezza naturale senza pari che aspettavo di visitare da diversi anni: le cascate di Iguazu.
Conto alla rovescia iniziato, -24 ore.
Ci risentiamo in terra brasiliana..
Nic
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