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Fin da piccolo bere una bibita fresca tramite una cannuccia di plastica al crotto Ghiggi, dopo un giro al mercato o una giornata trascorsa con la nonna, zii e parenti nel fine settimana, era un evento straordinario. Con i miei fratelli assaporavamo questi momenti di gioia e spasso accompagnati da panini imbottiti al prosciutto e da diversi giri sull'asinello o sul cavallo a dondolo elettrico in cima alla scala del crotto.
Ora le cannucce di plastica sono diventate un incubo. Me le trovo servite ad ogni bar o ristorante ma anche tra le dita dei piedi in spiaggia o per strada. Secondo una grafica magicamente apparsa per via un qualche logaritmo sul sito di Facebook, visto che ho fatto qualche ricerca sul materiale PET e ho condiviso un paio di video di oceani inquinati, lo smaltimento di una cannuccia di plastica dura circa 200 anni. Secondo un altro sito, in America vengono consumate (o sprecate?) 500 milioni di cannucce al giorno. 500 milioni! 500'000'000! Ringraziamo Burger King, Mc Donald's e compagnia bella. E ora come non posso parlare di "take away", di cibo da asporto.
Grazie a Dio alle nostre latitudini siamo ancora in grado di fare colazione, pranzare o cenare senza utilizzare (o sprecare?) piatti, posate, bicchieri di plastica "asportando" il nostro cibo. Purtroppo non è così nelle grandi città, in altri paesi e in Asia dove mi trovo ora. Qui in Vietnam ad esempio tutta una società si basa sul cibo da asporto (o lo spreco?) e quasi nessuna istituzione o scuola sensibilizza la popolazione e i bambini sul tema del consumismo (o dello spreco?). Il colmo è che qui in Vietnam i rifiuti (o gli sprechi?) finiscono in strada davanti a casa, nel fiume o nel bosco del villaggio, in mare e in spiaggia. Siamo arrivati al triste punto che a volte è difficile poter bere un caffè o un tè in una vera tazza di porcellana. Molti ristoranti o bar, anche grandi catene come Starbucks, servono solamente in piatti, tazze, con posate e contenitori "one way", cioè usa e getta.
Il Vietnam è uno dei paesi più sporchi e pieno di rifiuti che io abbia mai visto. Da sud a nord. In confronto Bangkok mi sembrava pulita. Lo Stato probabilmente non ha un grande interesse a ridurre gli sprechi, visto che sicuramente c'è sotto un'industria redditizia e fintanto che essa rende di più del riciclo o del cambio in materiali meglio biodegradabili, perché cambiare idea sensibilizzando?
Sicuramente noi europei non dobbiamo vantarci delle nostre città pulite, visto che siamo anche noi dei grandi spreconi. Nel nostro caso lo smaltimento è sicuramente più efficiente ma il problema di base resta: lo spreco.
Bisogna quindi cambiare le nostre abitudini. Anche più tardi quando tutti i sacchetti saranno compostabili, quando il PET sarà sostituito dalla plastica vegetale e quando le automobili inquineranno di meno. Oggigiorno le informazioni e le prove inconfutabili dell'influsso dell'inquinamento (o dello spreco?) sono disponibili e visibili sul web. Non si può scappare. Quindi dobbiamo seriamente iniziare a sprecare di meno. Ma come si fa a sprecare di meno? Cosa è lo spreco e cosa non lo è?
Sintetizzando le parentesi utilizzate in questo articolo lo spreco può essere sinonimo di: consumo, utilizzo, asporto, rifiuto, inquinamento.
Quindi nel nostro piccolo, possiamo dare un contributo che non cambierà il mondo ma farà la differenza e sarà da esempio per tutti, specialmente per le società basate sul consumismo e che non conoscono o non si rendono conto delle alternative. Dobbiamo piantarla di sprecare. Bastano piccoli gesti per iniziare: smettiamola di utilizzare tutti i giorni nuovi sacchetti di plastica nei supermercati o nei negozi, evitiamo il cibo e le bibite da asporto, diciamo di no a imballaggi superflui e riutilizziamo quelli che abbiamo già, non facciamo spostamenti inutili, utilizziamo la bicicletta o i mezzi pubblici, condividiamo un'automobile, rinunciamo alle cannucce di plastica.
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