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Hue ce la siamo davvero sudata. E dico in senso stretto. Siamo arrivati verso le 10 di mattina dopo un viaggio in treno, ben diverso da tutti gli altri viaggi in treno che abbiamo alle spalle. Prenotando all'ultimo momento momento, abbiamo trovato posto solo in uno scompartimento da 6, dove i letti erano dure panche di legno con sopra buttato un materasso striminzito e putrido. L'aria condizionata era a dir poco blanda e le finestre sigillate, per cui, dopo una mezzora, l'aria nello scompartimento e' diventata irrespirabile. Odd, al terzo piano, stava sdraiato sotto una lampada accesa che in pochissimo e' diventata rovente e, a suo dire, era abbastanza calda da abbronzargli le gambe. I passaggeri erano tutti vietnamiti, due signori sui 40 anni e una famiglia di tre, padre, madre e bambino che ovviamente non contava, e quindi a dormire li' dentro eravamo in sette. Io, che dormivo al secondo piano, forse per mancanza di ossigeno , sono entrata in una specie di sonno comatoso, risvegliato varie volte dagli eventi che avevano luogo sotto di me. Prima una grande cena a cui hanno partecipato, oltre ai nostri compagni di stanza, alcuni individui in divisa che suppongo lavorassero sul treno. Dopo di che, tutti sono andati a letto per risvegliarsi prima dell'alba e dedicarsi a varie attivita'. Uno fischiettava, uno preparava rumorosamente, in vista dell'arrivo, uno sputacchio di dimensioni epiche. Il padre chiacchierava con il bambino e, di nuovo, tutti mangiavano. Siamo arrivati a Hue verso le 10, accaldati e intontiti, e abbiamo preso un taxi fino all'ostello che, ahime', avevamo scelto. Li' abbiamo constatato con orrore che il dormitorio era abitato da quindici giovincelli britannici che vi descrivero' a breve. Comunque, dopo esserci un po' ripresi, siamo andati ad esplorare la citta' che e' veramente bella. Piccola e piena di verde, senza il traffico della capitale, e bagnata dal Perfume River. Un tempo capitale dell'impero, vanta una Citta' Proibita in miniatura, nota come Citadel, che pero' e' stata bombardata dagli americani e ora e' un po' rovine un po' cantiere. Gli edifici che sono rimasti in piedi sono bellissimi e, soprattutto, i turisti sono pochi e ci si puo' godere in silenzio il venticello che soffia dal fiume. Di pomeriggio abbiamo conosciuto un ragazzo vietnamita che ci ha portato un po' in giro sul suo triscio' e ci ha convinti a fare il giro delle tombe degli imperatori in motocicletta invece che in barca. Abbiamo prenotato per il giorno dopo, pagando un piccolo acconto, e ce ne siamo tornati all'ostello. La nottata e' stata funestata da giovani britannici di cui sopra. Le ragazze, tra i piu' stupidi esseri di sesso femminile mai incontrati, ridacchiavano e discutevano di quale fosse il tipo migliore e piu' duraturo di abbronzatura finta e di come fosse difficile rasarsi le gambe nella piccola doccia dell'ostello. I ragazzi si sono svegliati prima delle 7, ancora ubriachi dal giorno prima, e hanno cominciato a blaterare urlando e a sbattere porte e finestre. Io, alla fine della seconda nottata quasi insonne, ho deciso che sono troppo vecchia per le camerate d'ostello, e che socializzare e' bello, ma domire e' meglio.
E cosi', sempre piu' stanchi, ma decisi a goderci la nostra gita in moto, ci siamo affidati ai due centauri che sono arrivati puntuali a prenderci alle 9.30. Le tombe sono davvero uno spettacolo incredibile di sontuosita', stagliate contro un cielo azzurrissimo e con il verde della giungla tutto intorno. Prima di morire di caldo, siamo riusciti a vederne tre, piu' due pagode, dove ci hanno portato un po' a forza per fare qualche soldo in piu'. Dopo un buon pranzetto, ci siamo fatti riaccompagnare in ostello, da dove non ci siamo mossi fino all'ora di cena, che e' stata un po' deludente, se non fosse per un fantastico banana pancake che abbiamo mangiato per dessert. Da qui ci aspetta un viaggio in autobus di 5 ore per Hoi An e uno degli alberghi piu' fighi del viaggio, un resort a 4 stelle con piscina dove, si spera, riusciremo a riposare un po'.
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