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Il nostro volo da Hong Kong e' atterrato ad Hanoi poco prima di mezzanotte. Dopo aver sbrigato le faccende burocratiche siamo usciti nella notte vietnamita e abbiamo trovato il nostro taxi, mandato dall'albergo per evitare fregature che pare siano molto frequenti. Il tragitto dall'aeroporto alla citta' e' stato un po' surreale: l'autista guidava pianissimo e non ha aperto bocca una volta, l'illuminazione stradale era scarsissima e non c'era in giro quasi nessuno. Il nostro ostello si trovava nel cuore del centro storico di Hanoi, accanto a decine di altri alberghetti tutti simili, ma questa volta noi andavamo sul sicuro, perche' il Moonshine Palace ci era stato consigliato da un amico di Odd. La camera era semplice enon proprio pulitissima, ma aveva l'aria condizionata, cosa fondamentale, e un letto grande e comodo. Il proprietario e' un ragazzo vietnamita molto simpatico che gestisce l'albergo con quella che sembra essere sua moglie e un paio di altri ragazzotti che danno una mano ad organizzare le escursioni per gli ospiti. L'atrio e' sempre pieno di bambini, che non so se fossero tutti fratelli o cugini o che, e la cucina e' sempre in funzione. Appena usciti dall'albergo dopo colazione ci siamo trovati davanti una citta' completamente diversa da quella deserta e silenziosa della notte prima. Una quantita' inimmaginabile di motorini che arrivano da tutte le direzioni e trasportando persone (spesso piu' di tre alla volta), animali, frutta e oggetti di qualsiasi forma e dimensione. E poi, sulle strade, decine di negozietti i cui prodotti sono quasi sempre ammonticchiati in stanzette minuscole e sorvegliati da un omino (o donnina) accovacciato al centro della stanza. La cosa che i vietnamiti sembrano amare di piu' e' cucinare e mangiare in strada. Quasi ad ogni angolo si trova un mini-ristorante, o forse dovrei dire una cucina, che vende Pho, la zuppa tipica di qui e "fried noodles", e i clienti si siedono a mangiare in strada, su seggioline piccolissime e altrettanto minimi tavolini. L'atomsfera generale e' incredibile. Un sacco di gente, di cose, di colori, ma senza la frenesia cinese. Tutti hanno un'aria rilassata, in giro si vedono facce sorridenti e nessuno (o quasi) che sputacchia o sgomita. Attraversare la strada e' un'esperienza quasi mistica. Nessuno si ferma, mai. I semafori sono puro ornamento. La tecnica da adottare e' quella dell'avanzare lentamente ma senza fermarsi. Procedi piano ma con decisione, e le moto, i taxi e le bici troveranno il modo di girarti intorno senza investirti. Sembra assurdo, ma funziona. E dopo i primi momenti di panico, ci si rilassa e si lascia che lo scorrere del traffico ti attraversi senza farti male. La seconda differenza fra la Cina e il Vietnam e' la'ltezza degli edifici. Qui c'e' ancora una legge che vieta di costruire palazzi che superino i 5 piani, e di conseguenza non ci sono grattacieli. Le case sono basse e non sembrano alveari, e sopratutto, si vede sempre il cielo. L'attrazione principale del centro storico e' il lago Huan Kiem, al cui centro sorge la torre della tartaruga, dove si dice un tempo vivesse una tartaruga centenaria. E sull'isola nel mezzo del lago, in un tempio dedicato a Confucio, si puo' vedere una vera tartaruga enorme imbalsamata chiusa in una teca di vetro. Dopo il giro intorni al lago, abbiamo visitato il museo di storia, situato in edicifio bellissimo, un misto fra stile coloniale francese e archittetura tradizionale vietnamita. All'interno sono conservati reperti che vanno dall'era preistorica alla fine dell'occupazione francese. Il secondo giorno ci siamo avventurati fuori dal centro storico, nella zona piu' fighetta della citta', per vedere la piazza Ba Dinh, una vera e propria piazza rossa, che non ha nulla da invidiare a quelle di Mosca e Pechino. Al centro l'immancabile mausoleo di Ho Chi Min, con tanto di corpo imbalsamato, e ai due lati un altro museo, la "one pillar pagoda" e il palazzo presidenziale che pero' abbiamo trovato chiuso.
Il cibo non ha deluso la nostre aspettative: abbiamo provato di tutto, dalla frutta comprata per strada, al ristorante di lusso che proponeva un favoloso "spice journey" tra candele e fiori di loto. Ma per me l'esperienza piu' autentica e piu' divertente e' stata il pranzo in uno dei mini-ristoranti di strada. Seduti su sgabelli minuscoli (Odd faceva morire dal ridere) in mezzo al traffico, con la nostra Hanoi Bia ghiacciata e il nostro piatto di noodles a goderci lo spettacolo incessante offerto dalla strada.
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marzia Mi piace il Vietnam. Viva il glorioso compagno Ho Chi Min (sia pure in forma di mummia)! Viva il glorioso popolo vietnamita!