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Il lago Titicaca con i suoi 3809 metri sul livello del mare è il lago navigabile più alto al mondo.
Non credo sia questa la sua caratteristica principale ma piuttosto quell'atmosfera che si può respirare visitando le sue isole e incontrando la gente del posto che tuttora vive in alcune situazioni paradossali (ve le dirò più avanti).
In lingua Aymara il nome Titicaca significa del puma e dei pesci: il puma animale sacro per le popolazioni inca viene tutt'oggi venerato nell'isola del sole che si trova nel lato boliviano di questo enorme lago capace di raggiungere i 175 km di lunghezza.
Il fatto di dividere questo lago con i cugini boliviani spesso è motivo di scherzi e battute fra le due popolazioni..
Abbiamo deciso di dedicare due giornate intere al lago e a 3 delle sue isole principali:
Uros
Amantani (occosuyo)
Taquile
È stata forse l'esperienza più culturalmente ricca che abbiamo avuto qui in Perù grazie anche alla famiglia di Esteban che ci ha ospitati per 1 notte e che ci ha resi partecipi di tante piccole caratteristiche della sua vita giornaliera e della sua vita in generale.
La nostra prima tappa è stata Uros con le sue isole artificiali costruite si può dire su un letto di paglia..
È difficile capire cosa porti queste comunità a vivere in queste condizioni isolate e senza la possibilità di camminare più di 20 metri senza evitare di finire in acqua..
Per creare queste isole la gente del posto ha studiato la morfologia del lago e iniziato a "costruire" dove le acque erano più basse (7/9 metri di profondità) per facilitare la stabilità della mega zattera, per ancorarla al terreno ma soprattutto per diminuire al massimo l'effetto barca.
Vi sono centinaia di isole, c'è l'isola per la scuola primaria, quella per la secondaria, c'è la "chiesa" che non manca mai è poi ci sono gli isolotti con i servizi igienico ecosostenibili.. Eh si perché se ti scappa la pupù ti devi pigliare la barchetta e remare 10/15 minuti.. Non oso pensare in caso qualcuno fosse colpito da virus intestinale..
Gli abitanti di Uros parlano praticamente solo Aymara e pochissimo spagnolo e, oltre ad essere cattolici, sono molto grati a madre natura che gli da l'acqua per sopravvivere e gli animali che ci vivono per mangiare.
Grazie agli aiuti derivanti dal turismo hanno la possibilità di comprarsi riso, la quinua e altre cose che non riescono a coltivare (le patate credeteci o no se le coltivano sull'isolotto)..
Lasciamo Uros e ci dirigiamo verso Amantani dove prenderemo alloggio in una famiglia locale..
Questo movimento turistico si alterna giornalmente visitando una parte diversa dell'isola per rendere partecipi tutte le famiglie delle 10 comunità presenti nell'isola.
Noi siamo stati ospitati da Esteban e dalla moglie che ci ha fatto sentire come a casa mettendosi a nostra completa disposizione, cucinando dei pasti prelibati (zuppetta immancabile e poi un piatto con le immancabili patate e qualche altra delizia dell'isola) e accompagnandoci a vedere il "centro" e indicandoci la via per il Pacha Mama e il Pacha Tata (le due colline che sovrastano la città e che ci fanno godere di una vista mozzafiato sul lago e sul sole che tramonta dietro le montagne boliviane).
La sera dopocena ci hanno vestito con i loro abiti tipici e ci hanno accompagnato ad una festa che organizzano per i turisti che arrivano a trovarli.
Star della serata senza nessun dubbio è stata Lalako la bimba di 4 anni di Yoshi; entrambi giapponesi e ospitati nella nostra stessa famiglia..
Bhè questa bimba stupenda era sempre al fianco del padre, mangiava tutto quello che gli servivano nel piatto senza fiatare e camminava fino alla cima senza lamentarsi..
La sera alla festa si è scatenata in nostra compagnia e ballava come una matta lasciando di stucco tutti i locali che la guardavano con i loro sorrisi fantastici e andavano a complimentarsu rigorosamente in quechua la lingua ufficiale..
Il giorno successivo Yoshi ha preferito tornare in terraferma per farsi curare dal soroche (mal d'altura, ricordate che siamo sui 4000 metri) o dice lui dalla dengue (che sarebbe un pochino più grave e derivante da una puntura di una zanzara).
Li salutiamo e abbracciamo la piccola Lalako che con la mano ci salutava in lacrime.. Senza parole..
Ritorniamo verso Puno fermandoci per una visita all'isola di Taquile, quella forse più rinomata e, indovinate un pò, patrimonio umanitario dell'Unesco.
Una camminata lungolago ci accompagna tra terrazze coltivate e fiorite verso la piazza dell'isola.. Un gioiellino..
Da qui si possono osservare le montagne boliviane innevate e la nostra prossima tappa: La Paz.
C'è da vedere anche l'Isola del Sole che si trova in Bolivia ed è raggiungibile solamente da Copacabana... la situazione era purtroppo bloccata da un mese a causa degli scioperi dei locali minacciati dalla volontà del governo di costruire un ponte e tagliar così fuori centinaia di posti di lavoro..
Fortunatamente l'hanno riaperto quest'oggi la frontiera e quindi abbiamo modificato il nostro piano..
Qui nel periodo inca veniva venerato il puma, uno dei 3 animali sacri insieme al condor e al serpente.
Sono sicuro che la Bolivia ci regalerà comunque molte molte emozioni..
Ci rimettiamo in movimento, abbiamo una frontiera da passare e altre esperienze da vivere..
Chau
Nic
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