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Odd & Anna On A Train
In confronto al viaggio per Phom Penh, quello per Siem Reap e' stato una passeggiata. Poche ore di autobus e qualche minuto di tuk-tuk, ed eravamo al fresco in albergo.
La prima cosa essenziale da fare, ancor prima di programmare la visita ai templi di Angkor, e' cercare un pub dove guardare Liverpool-Arsenal. Ovvio, no? Fortuna vuole che Siemp Reap, per la sua vicinanza ai templi, sia la meta cambogiana favorita dai turisti e, in quanto tale, organizzatissima e piena di forme di intrattenimento di ogni tipo. Tra cui: un enorme mercato che vende da frutta secca e spezie a prodotti di artigianato locale, vari massaggiatori, e un numero esorbitante di ristoranti, baretti, internet cafe' e talmente tanti pub da dare il nome ad una delle stradine del centro, ormai ribattezzata "Pub street". In uno di questi tanti, anonimi, pub in stile inglese, abbiamo passato la nostra prima sera a Siem Reap a veder perdere l'Arsenal, mangiando cibo adatto ad altre latitudini e sudando copiosamente. Comunque, avendo 4 giorni pieni, ci si puo' prendere il lusso di vedere i templi senza fretta e senza passare tutto il giorno correndo sotto il sole. Il consiglio generale e' di cominciare presto, prima dell'alba, e fermarsi a riposare all'ombra prima che arrivi l'afa di mezzogiorno. Per il nostro primo giorno ai templi, abbiamo optato per una soluzione un po' meno massacrante, e, invece di seguire la folla verso Angkor Wat e Angokor Thom, ci siamo diretti verso il meno famoso gruppo di Roulos. Ci sono infiniti modi per spostarsi tra un sito e l'altro, ma, a mio parere, il migliore in assoluto e il tuk-tuk. Per una cifra che va dai 10 ai 15 dollari, puoi noleggiarne uno, con guidatore, per un giorno intero. E' un vero sollievo, dopo un'ora o due passate ad arrampicarsi sulle rovine sotto il sole, buttarsi sui comodi sedili foderati del tuk-tuk, e godersi il vento mentre si viene trasportati alla destinazione successiva. Il grouppo di Roulos e' piu' antico di Angkor e non e' in condizioni altrettanto buone, ma anche cosi', e ' da togliere il fiato. Nel pomeriggio, dopo aver passato le ore piu' calde in un ristorante nel centro, abbiamo visitato altri tre templi, sempre appartenenti al circuito meno battuto, tra cui Pre Put, ottimo, si dice, per vedere il tramonto. Noi non siamo rimasti particolarmente colpiti dallo spettacolo, un po' perche' il cielo era nuvoloso, un po' perche' eravamo circondati da altre decine di turisti, per lo piu' giapponesi, che hanno fotografato l'evento dal primo secondo all'ultimo. Comunque, siamo riusciti a scattare qualche bella fotografia e a tornare a casa soddisfatti. Il secondo giorno, finalmente, abbiamo deciso che eravamo pronti per veder Angkor. Ci siamo messi d'accordo con il nostro solito tuk-tuk, ci siamo messi un bel pranzetto dentro una cesta da pic nic, e abbiamo puntato la sveglia alle 4.45, per avere il tempo di raggiungere Angokor Wat per il sorgere del sole. Ancora una volta, lo spettacolo dell'alba e' stato un po' deludente, con le solite nuvolone nere e i soliti turisti giapponesi. Ma, subito dopo l'alba, magicamente, quasi tutti gli altri turisti si sono smaterializzati e noi ci siamo ritrovati ad esplorare il tempio da soli nella luce tenue del mattino. Dopo Angkor Wat e' stato il turno di Angkor Thom, la citta' fortificata fatta costruire dal re Jayavarma VII, al cui ego stratosferico siamo tutti debitori di tanta meraviglia. La citta' e' circondata da un enorme fossato e da alte mura, interrotte da varie porte di accesso, archi altissimi decorati da intagli che raffigurano sempre la faccia del re e il suo sorriso, insieme bonario e minaccioso. Attraversare queste porte a bordo di un piccolo tuk-tuk e trovarsi davanti l'antica citta' e' un'esperienza quasi mistica. Una volta entrati, la nostra guida si e' trovata un posto all'ombra e ci ha comunicato che da li' avremmo seguito un itinerario a piedi. Il primo tempio che si incontra e' quello buddhista di Bayon, famoso perche' ogni torre raffigura il viso sorridente del re-dio Jayavarman II di cui sopra. Uno spettacolo incredibile. Continuando il percorso, si incontrano i templi di Baphuon, altrettanto bello, ma in condizioni peggiori e Phimeneakas, di cui restano solo poche rovine. Una volta collegata a Phimeneakas, era la terrazza degli elefanti, dalla cui cima, il re era solito accogliere il suo esercito vittorioso di ritorno dalla guerra. Anche le pareti della terrazza sono tutte piene di intagli raffiguranti divinita' buddhista e indu', e ovviamente enormi elefanti da cui il nome. A nord, c'e' la terrazza del re lebbroso, dedicata a Yama, dio indu' della morte. Il nome deriva dal fatto che la stauta del dio si e' andata corrodendo col passare dei secoli, fino a ricordare la pelle di un lebbroso. Si crede che la terrazza fosse usata come crematorio. Dopo aver finito il giro, ce ne siamo tornati sul tuk-tuk e ci siamo gustati il nostro pranzetto davanti alla Ghost Gate di Angkor Wat, una delle porte piu' remote della citta', che si raggiunge solo attraverso una stradina sterrata. Siamo tornati in albergo distrutti, ma felici di aver evitato le orde di turisti e le ore piu' calde. Il nostro pass era valido per tre giorni, e poteva essere usato a piacere nel giro di una settimana. Dopo le prime due giornate ci rimaneva un ingresso solo e due giorni per usarlo. Cosi' abbiamo deciso di prenderci una pausa dai templi e passare la mattina successiva in piscina, e il pomeriggio a passeggio e a fare shopping. Una delle attivita' preferite dai turisti stanchi dopo tanto vagare per templi e' farsi fare un massaggio. E, a quanto pare, la moda di Siem Reap e' il cosidetto Fish Massage, ovvero massaggio dei pesci. Ci si toglie scarpe e calze e si infilano i piedi in una vasca pieni di pesci che accorrono affamati e mangiano la pelle morta dei piedi provocando, a quanto pare, un piacevole solletico al massaggiato. Io mi sono rifiutata categoricamente di sottopormi alla procedura, che trovo ripugnante e anche Odd, che pure sembrava tentato, alla fine ha deciso che poteva anche vivere senza. Non abbiamo invece resistito alla tentazione del mercato e ai suoi bei banchi pieni di spezie colorate. Per buona parte del pomeriggio abbiamo girovagato tra sciarpe di seta facendo ottimi affari. Il giorno dopo, dopo lunghe disquisizioni, abbiamo deciso di andare a vedere due dei templi piu' lontani la mattina e, dopo un riposino e una doccia, tornare ad Angkor Wat per il tramonto. La prima parte del piano e' andata a buon fine, tutti e due i templi, Beantey Srey e Beantey Samre, erano bellissimi. In particolare, gli intagli del primo erano in perfette condizioni e molto piu' dettagliati di qualsiasi altro tempio avessimo visto finora. Per assistere all'ultimo tramonto angkoriano, abbiamo deciso di prendere in prestito delle bici dall'albergo e farci i 5 chilometri di strada fino al tempio. Tutta l'impresa e' stata un po' sfortunata, un po' perche' siamo arrivati al tempio che era gia' chiuso al pubblico, un po' perche', ancora una volta, il cielo si e' prontamente riempito di nuovoloni neri, tanto che sulla strada del ritorno, si e' messo a piovere. In compenso pero', abbiamo conosciuto una simpatica ragazza italiana e un simpatico singaporiano, con cui, la sera, siamo usciti a mangiare in un posto che aveva tapas e cocktails ad un dollaro. Ci e' sembrato un ottimo modo per concludere la nostra bellissima ed estenuante visita ai templi di Angkor. Prossima tappa Battambang, che raggiungeremo in barca, attraversando laghi e villaggi galleggianti. Ma questo e' un altro post.
La prima cosa essenziale da fare, ancor prima di programmare la visita ai templi di Angkor, e' cercare un pub dove guardare Liverpool-Arsenal. Ovvio, no? Fortuna vuole che Siemp Reap, per la sua vicinanza ai templi, sia la meta cambogiana favorita dai turisti e, in quanto tale, organizzatissima e piena di forme di intrattenimento di ogni tipo. Tra cui: un enorme mercato che vende da frutta secca e spezie a prodotti di artigianato locale, vari massaggiatori, e un numero esorbitante di ristoranti, baretti, internet cafe' e talmente tanti pub da dare il nome ad una delle stradine del centro, ormai ribattezzata "Pub street". In uno di questi tanti, anonimi, pub in stile inglese, abbiamo passato la nostra prima sera a Siem Reap a veder perdere l'Arsenal, mangiando cibo adatto ad altre latitudini e sudando copiosamente. Comunque, avendo 4 giorni pieni, ci si puo' prendere il lusso di vedere i templi senza fretta e senza passare tutto il giorno correndo sotto il sole. Il consiglio generale e' di cominciare presto, prima dell'alba, e fermarsi a riposare all'ombra prima che arrivi l'afa di mezzogiorno. Per il nostro primo giorno ai templi, abbiamo optato per una soluzione un po' meno massacrante, e, invece di seguire la folla verso Angkor Wat e Angokor Thom, ci siamo diretti verso il meno famoso gruppo di Roulos. Ci sono infiniti modi per spostarsi tra un sito e l'altro, ma, a mio parere, il migliore in assoluto e il tuk-tuk. Per una cifra che va dai 10 ai 15 dollari, puoi noleggiarne uno, con guidatore, per un giorno intero. E' un vero sollievo, dopo un'ora o due passate ad arrampicarsi sulle rovine sotto il sole, buttarsi sui comodi sedili foderati del tuk-tuk, e godersi il vento mentre si viene trasportati alla destinazione successiva. Il grouppo di Roulos e' piu' antico di Angkor e non e' in condizioni altrettanto buone, ma anche cosi', e ' da togliere il fiato. Nel pomeriggio, dopo aver passato le ore piu' calde in un ristorante nel centro, abbiamo visitato altri tre templi, sempre appartenenti al circuito meno battuto, tra cui Pre Put, ottimo, si dice, per vedere il tramonto. Noi non siamo rimasti particolarmente colpiti dallo spettacolo, un po' perche' il cielo era nuvoloso, un po' perche' eravamo circondati da altre decine di turisti, per lo piu' giapponesi, che hanno fotografato l'evento dal primo secondo all'ultimo. Comunque, siamo riusciti a scattare qualche bella fotografia e a tornare a casa soddisfatti. Il secondo giorno, finalmente, abbiamo deciso che eravamo pronti per veder Angkor. Ci siamo messi d'accordo con il nostro solito tuk-tuk, ci siamo messi un bel pranzetto dentro una cesta da pic nic, e abbiamo puntato la sveglia alle 4.45, per avere il tempo di raggiungere Angokor Wat per il sorgere del sole. Ancora una volta, lo spettacolo dell'alba e' stato un po' deludente, con le solite nuvolone nere e i soliti turisti giapponesi. Ma, subito dopo l'alba, magicamente, quasi tutti gli altri turisti si sono smaterializzati e noi ci siamo ritrovati ad esplorare il tempio da soli nella luce tenue del mattino. Dopo Angkor Wat e' stato il turno di Angkor Thom, la citta' fortificata fatta costruire dal re Jayavarma VII, al cui ego stratosferico siamo tutti debitori di tanta meraviglia. La citta' e' circondata da un enorme fossato e da alte mura, interrotte da varie porte di accesso, archi altissimi decorati da intagli che raffigurano sempre la faccia del re e il suo sorriso, insieme bonario e minaccioso. Attraversare queste porte a bordo di un piccolo tuk-tuk e trovarsi davanti l'antica citta' e' un'esperienza quasi mistica. Una volta entrati, la nostra guida si e' trovata un posto all'ombra e ci ha comunicato che da li' avremmo seguito un itinerario a piedi. Il primo tempio che si incontra e' quello buddhista di Bayon, famoso perche' ogni torre raffigura il viso sorridente del re-dio Jayavarman II di cui sopra. Uno spettacolo incredibile. Continuando il percorso, si incontrano i templi di Baphuon, altrettanto bello, ma in condizioni peggiori e Phimeneakas, di cui restano solo poche rovine. Una volta collegata a Phimeneakas, era la terrazza degli elefanti, dalla cui cima, il re era solito accogliere il suo esercito vittorioso di ritorno dalla guerra. Anche le pareti della terrazza sono tutte piene di intagli raffiguranti divinita' buddhista e indu', e ovviamente enormi elefanti da cui il nome. A nord, c'e' la terrazza del re lebbroso, dedicata a Yama, dio indu' della morte. Il nome deriva dal fatto che la stauta del dio si e' andata corrodendo col passare dei secoli, fino a ricordare la pelle di un lebbroso. Si crede che la terrazza fosse usata come crematorio. Dopo aver finito il giro, ce ne siamo tornati sul tuk-tuk e ci siamo gustati il nostro pranzetto davanti alla Ghost Gate di Angkor Wat, una delle porte piu' remote della citta', che si raggiunge solo attraverso una stradina sterrata. Siamo tornati in albergo distrutti, ma felici di aver evitato le orde di turisti e le ore piu' calde. Il nostro pass era valido per tre giorni, e poteva essere usato a piacere nel giro di una settimana. Dopo le prime due giornate ci rimaneva un ingresso solo e due giorni per usarlo. Cosi' abbiamo deciso di prenderci una pausa dai templi e passare la mattina successiva in piscina, e il pomeriggio a passeggio e a fare shopping. Una delle attivita' preferite dai turisti stanchi dopo tanto vagare per templi e' farsi fare un massaggio. E, a quanto pare, la moda di Siem Reap e' il cosidetto Fish Massage, ovvero massaggio dei pesci. Ci si toglie scarpe e calze e si infilano i piedi in una vasca pieni di pesci che accorrono affamati e mangiano la pelle morta dei piedi provocando, a quanto pare, un piacevole solletico al massaggiato. Io mi sono rifiutata categoricamente di sottopormi alla procedura, che trovo ripugnante e anche Odd, che pure sembrava tentato, alla fine ha deciso che poteva anche vivere senza. Non abbiamo invece resistito alla tentazione del mercato e ai suoi bei banchi pieni di spezie colorate. Per buona parte del pomeriggio abbiamo girovagato tra sciarpe di seta facendo ottimi affari. Il giorno dopo, dopo lunghe disquisizioni, abbiamo deciso di andare a vedere due dei templi piu' lontani la mattina e, dopo un riposino e una doccia, tornare ad Angkor Wat per il tramonto. La prima parte del piano e' andata a buon fine, tutti e due i templi, Beantey Srey e Beantey Samre, erano bellissimi. In particolare, gli intagli del primo erano in perfette condizioni e molto piu' dettagliati di qualsiasi altro tempio avessimo visto finora. Per assistere all'ultimo tramonto angkoriano, abbiamo deciso di prendere in prestito delle bici dall'albergo e farci i 5 chilometri di strada fino al tempio. Tutta l'impresa e' stata un po' sfortunata, un po' perche' siamo arrivati al tempio che era gia' chiuso al pubblico, un po' perche', ancora una volta, il cielo si e' prontamente riempito di nuovoloni neri, tanto che sulla strada del ritorno, si e' messo a piovere. In compenso pero', abbiamo conosciuto una simpatica ragazza italiana e un simpatico singaporiano, con cui, la sera, siamo usciti a mangiare in un posto che aveva tapas e cocktails ad un dollaro. Ci e' sembrato un ottimo modo per concludere la nostra bellissima ed estenuante visita ai templi di Angkor. Prossima tappa Battambang, che raggiungeremo in barca, attraversando laghi e villaggi galleggianti. Ma questo e' un altro post.
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